per questo nelle guerre…

giugno 12, 2022

Il vicinato è fatto di persone che abitano case. Le persone stanno nelle case, che molto spesso sono di proprietà e tutto questo determina una certa costanza di relazione. La condivisione di aspetti collettivi e anche intimi varia dalle singole personalità, ma in ogni caso negli anni molti vicini mi hanno visto crescere ed io ho visto crescere i loro figli, le case si sono svuotate e riempite, hanno vissuto. Il vicinato è quella cosa che tu saluti da lontano con un cenno e anche la mano dell’altro si alza con un sorriro. L’altro giorno mi è bastato questo per sentirmi parte di una piccola comunità. Oggi invece, nel depositare l’immondizia nei bidoni stradali della differenziata, ho incrociato un albero fiorito e di li a poco ho ciaccherato di giardini da ‘svangare’ e piante e ciottoli e pietre ritrovate, così scoprendo che quello stesso prato era stato rivangato oltre 40 anni prima da mio padre, che all’epoca già pensionato, non disdegnava il suo legame affettivo con la terra e la condivisione vicinale fatta di prodotti dell’orto, il vino e lo stare insieme. E’ domenica, l’ora legale ha posticipato il mio appetito, e nell’attesa di pranzare con mio figlio (per il suo compleanno! e forse raccontagli la storia del nonno svangatore…), ho qualche minuto per scrivere un post lungo, un pensiero, cercare di stare meglio con me stesso, distogliermi un attimo da un clima insistente di emergenze continue, che ci inficiano qualsiasi buon proposito.
Il vicinato è quella cosa, che se vuoi puoi dare una mano ad una persona con gesti semplici e partire da qui per accorciare la distanza tra una casa e l’altra, tra le case di un altra via e cosi via.
Per questo nelle guerre con la scusa di obiettivi militari invece si distruggono le case.

La vicinanza del vicinato

giugno 9, 2020

La piccola galleria vive da qualche anno in un luogo magico tra il fiume e la città vecchia e pieno di persone che si scambiano affetti e arti e mestieri e vive in sinergia con altri ambiti di piccole felicità come lo sono le osterie gestite da persone care sempre gentili e premurose ironiche e presenti. è la vicinanza del vicinato che ora viene a mancare un poco tanto. manca lei nel sorriso sempre presente nella parlata dialettale e tagliente e generosa di amicizia incondizionata. il profumo della cucina sarà lo stesso come la memoria delle persone e dei luoghi che del loro silenzioso persistere fanno la storia vera della città.

Aspetto ancora

Maggio 15, 2020

Aspetto ancora e chissà quanto dovrò aspettare tanto la gente che era sparita ora riappare senza più bavagli ma sempre più con la stessa arrogante e fastidiosa moralità e saccenza da osteria d’ultimo ordine la maschera tolta del putrido regnante il sorriso beffardo dell’inculata applaudita. nulla. nulla è valso riconoscersi nella solitudine dell’unico luogo dove parlare con se stessi il proprio corpo pulito dal detergente caldo della nostra coscenza nulla è valso passeggiare su paesaggi dominati di natura e vita altra senza aprire occhi o orecchie al confronto senza meditare sul valore della nostra nullità. aspetto e aspetto ancora e raduno solo memorie e bellezze di amicizie che ci appartengono malgrado tutto anche nella sensibilità effimera dei dati digitali.

benandantaglia

marzo 9, 2019

Cosi succede a volte che ti ritrovi per minuti e minuti con il cuore in gola trattenere il respiro e la commozione per la troppa poesia che racconta verità così semplici che sembrano le cose di ogni giorno che incroci anche tu. è quel sentire comune con gli occhi puntati al centro delle parole di Piero che si intrecciano coi pensieri di Francesco e quelli di Guido e che diventano quelli di noi. che dono grande quello di recitare poche parole e poi far aprire orizzonti di volo dentro ognuno. la gente benandante raccoglie e rilancia e fa tappa dentro l’amicizia e nella resistenza umana degli editori bolognesi. benandantaglia. alla prossima puntata.

verità per…

ottobre 6, 2016

che cosa è. un iterare dei segni con lo stesso nome cognome e una richiesta. punti gialli in un territorio distratto disteso su una statale col solito ritmo di incroci rotonde segnaletica edifici artigianali dismessi centri ipocommerciali case case singole case in linea case a schiera case rurali case storiche giardini e recinzioni cigli stradali filari sguarniti di alberi. punti gialli continui appoggiati ai muri che sussurrano al viandante con voce perentorea che è ingiusto morire giovani in terra straniera senza più nulla sapere oltre l’esistenza recitata da gente amica comune sincera. l’occhio che governa si pone così in alto che perde l’abbraccio dei semplici e si irrita di tutto quel giallo che insorge.

non trovo altro modo che qui il silenzio

agosto 24, 2016

non trovo altro modo che qui il silenzio dopo il frastuono dei media che non hanno rispetto alcuno per la terra che si muove sofferente e le vite delle persone dentro la terra nei propri di luoghi ah saperle immaginare tutte assieme a definire il paesaggio che tanto ci attacchiamo ad esso anche con la polvere addosso di pietre e mattoni e rabbia e sete e lacrime. come faccio poi ad attaccarmi al dolore di un racconto solo un bimbo e fratello neonato madre e padre e casa sopra a tacere i sentimenti comuni. non ho dio e prego. per loro sapendo di un viaggio tutti assieme lontano da questa terra tutti loro stretti di amore di famiglia e gioventù.

post difficile

luglio 3, 2016

i luoghi. le persone. mangiare assieme in giardino di una casa ad appartamenti fare la pasta per tutti anche se uno arriva tardi allungare il tavolo le panche tirare la tenda e l’ombrellone io ho un po’ d’insalata e chi vuole un po’ di dolce c’è da sistemare nel retro con le luci per la festa e le birre in fresca ti tengo io la piccola se vai in paese. i luoghi son delle persone. fammi calmare le lacrime per dire quanto ti vogliano bene e ogni segno d’amicizia riposto con cura su ogni angolo della tua nuova casa. andare via troppo presto su un silenzio rombante di casco e occhiali contro il vento. sembra ora così difficile. sarà perchè sono gli stessi nostri  paesaggi che sappiamo correrti dentro e dentro e dentro.

le fughe della saracinesca

marzo 17, 2016

Sono spazi di millimetri cento passi per un metro e la pelle ristretta morbida e debole e strana da accarezzare ma è lo specchio deforme della tua di pelle e vive assieme a te. la casa ora è solo cuore e lacrime interrotte e la fortuna delle parole ancora valide per scambiare piccoli affetti la dimensione del buio delle mani tese dei contatti leggeri le voci e i suoni che costruiscono paesaggi ormai senza più molte invenzioni. nel soggiorno a metà mattina c’è il sole tra le fughe della saracinesca. ancora. aperte. parallele alle rughe nel viso della signora anziana. stesa appena sul divano.